Analisi degli avvenimenti di Srebrenicadi Ed Herman, professore universitario americano, (ZMAG- USA) Srebrenica. L’episodio è divenuto il simbolo del male, particolarmente del male Serbo. Viene descritto come “un orrore senza pari nella storia di Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale”, che ha visto l’esecuzione a sangue freddo “di almeno 8.000 fra giovani e uomini adulti musulmani.” [1]Gli avvenimenti si sono svolti all’interno, o nei dintorni della città bosniaca di Srebrenica, fra il 10 e il 19 luglio 1995, quando la città è stata occupata dall’esercito Serbo Bosniaco (ASB), dopo aver combattuto e ucciso un gran numero di musulmani Bosniaci, dei quali non si conosce quanti siano morti nel corso degli scontri e quanti siano stati giustiziati.
È fuori dubbio che ci siano state delle esecuzioni, e che molti musulmani Bosniaci siano morti durante l’evacuazione di Srebrenica e nelle fasi successive. Ma veramente quello che viene raramente messo in discussione, il problema più importante, è di sapere quanti fra quelli siano stati giustiziati, essendo dato che molti dei corpi ritrovati nelle sepolture sul posto sono di vittime dei combattimenti, e che una gran parte dei musulmani Bosniaci che erano scappati dalla città sono arrivati senza intoppi in territorio bosniaco musulmano. Alcuni cadaveri riesumati sono perfino dei numerosi Serbi ammazzati nel corso di razzie effettuate dai musulmani Bosniaci, mentre se ne andavano da Srebrenica nel corso degli anni che hanno preceduto il luglio 1995. Il massacro di Srebrenica ha giocato un ruolo particolare nella politica occidentale di ristrutturazione della ex Jugoslavia, e più in generale nelle politiche di intervento. Il massacro ha suscitato un ritorno di interesse in concomitanza con la commemorazione del suo decimo anniversario nel luglio 2005. Viene citato costantemente come prova del “male Serbo” e delle volontà genocide della Serbia. È servito per giustificare la punizione dei Serbi e di Milosevic, e nel contempo la guerra del 1999 della NATO contro la Serbia. Inoltre ha fornito un alibi morale per le future guerre occidentali di vendetta, di proiezione di potere e di “liberazione”, dimostrando che esiste un male che l’Occidente può e deve sradicare. Comunque, esistono tre elementi che avrebbero dovuto sollevare dei pesanti interrogativi a proposito del massacro, a quell’epoca e ancor oggi, cosa che non è mai avvenuta. Convenienza politica Gli avvenimenti di Srebrenica, e le rivelazioni di un enorme massacro, hanno aiutato notevolmente il governo Clinton, la dirigenza bosniaca musulmana e le autorità croate.Clinton, nel 1995, era stato incalzato allo stesso tempo dai mezzi di informazione e da Bob Dole per una azione più energica in favore dei musulmani Bosniaci, [2] e il suo governo ricercava attivamente la giustificazione per una politica più aggressiva.
Le autorità Clintoniane si sono precipitate sulla scena di Srebrenica per confermare e rendere di pubblico dominio le affermazioni di un massacro, come più tardi, nel gennaio 1999, veniva fatto da William Walker. La pressante relazione presentata da Walker a Madeleine Albright l’aveva fatta esultare, tanto da esclamare: “La primavera è apparsa presto, quest’anno!” [3] Srebrenica, in quell’estate del 1995, ha permesso all’autunno di “apparire prima” all’amministrazione Clinton! I leaders Bosniaco-musulmani si erano battuti per anni per convincere le potenze della NATO di intervenire più energicamente in loro favore, e ci sono forti indicazioni che loro erano pronti non solo a mentire, ma anche a sacrificare i loro stessi concittadini e soldati per ottenere l’intervento (problemi trattati nella seconda parte). Alcuni personaggi autorevoli musulmano-Bosniaci hanno dichiarato che il loro presidente, Alija Izetbegovic, aveva loro comunicato che Clinton aveva avvertito che l’intervento avrebbe avuto luogo solamente nel caso in cui i Serbi avessero ammazzato a Srebrenica più di 5.000 persone. [4] L’abbandono di Srebrenica da parte di una forza militare ben più consistente di quella degli attaccanti, e la ritirata che aveva reso vulnerabile questa forza superiore e che aveva comportato moltissime vittime in combattimento o nelle rese dei conti, avevano permesso di arrivare a quelle cifre che corrispondevano, più o meno, al criterio di Clinton. Esistono le prove che la ritirata di Srebrenica non derivava da alcuna necessità militare, ma corrispondeva ad una decisione strategica, secondo la quale le perdite incorse erano un sacrificio obbligatorio in favore di una causa più importante. [5] Le autorità Croate erano entusiaste di vedere che si svelava un massacro avvenuto a Srebrenica, poiché questo stornava l’attenzione dallo loro devastante pulizia etnica nella Bosnia occidentale, avvenuta ben prima, a spese dei Serbi e dei Musulmani di Bosnia, (pressoché completamente ignorata dai media Occidentali). [6] E questo avrebbe fornito una giustificazione per l’espulsione già pianificata di molte centinaia di migliaia di Serbi dalla regione della Krajina, in Croazia. La maggior parte delle vittime musulmano-Bosniache erano combattenti, dato che i Serbi di Bosnia avevano messo al sicuro donne e bambini convogliandoli su autobus, cosa che i Croati non hanno fatto, ottenendo come risultato la morte di molte donne, bambini e vecchi, massacrati da loro nella Krajina.[7] Dopo il suo esordio, il TPI è stato il braccio giuridico delle potenze della NATO che lo hanno creato, finanziato, utilizzato come strumento di polizia e di informazione, e di cui in contraccambio hanno beneficiato dei servigi che si aspettavano.[10] Le Nazioni Unite non sono di meno coinvolte nelle esigenze delle potenze della NATO, ma anzi hanno fatto loro eco e, nella questione di Srebrenica, hanno assunto le posizioni pretese dagli Stati Uniti e dai loro alleati.[11] L’interesse politico del massacro di Srebrenica non prova naturalmente che la narrazione dei fatti da parte dell’establishment sia erronea. Ma implica la necessità di essere prudenti e di diffidare delle falsificazioni e delle affermazioni esagerate. Questa vigilanza ha completamente fatto difetto nei resoconti sui fatti di Srebrenica diffusi dai mezzi di informazione. Le menzogne senza tregua prima e dopo Srebrenica Ad ogni tappa dello smantellamento della Jugoslavia e della sua pulizia etnica, come prima e durante la guerra della NATO per la provincia serba del Kosovo nel 1999, le menzogne propagandistiche hanno giocato un ruolo molto importante nel sostenere il conflitto e la giustificazione degli interventi antiserbi. Ci sono state menzogne per omissione e menzogne che hanno propagato informazioni ed impressioni false.Una delle più gravi menzogne per omissione è stata la presentazione sistematica di comportamenti criminali come una specificità serba, senza aggiungere che questi comportamenti erano caratteristici anche dei Musulmani e dei Croati, per non parlare del complesso del conflitto.
Caso dopo caso, i media hanno descritto le aggressioni e le atrocità serbe, senza menzionare gli attacchi preliminari lanciati contro i Serbi nelle medesime città, quindi facendo passare le risposte dei Serbi come azioni non provocate di aggressione e di barbarie. Questo è risultato evidente fin dall’inizio degli scontri importanti del 1991 nella Repubblica di Croazia. Ad esempio, nella loro copertura degli avvenimenti nella città di Vukovar, in Croazia orientale, i media (e il TPI) hanno insistito esclusivamente sulla presa della città, avvenuta nell’autunno del 1991 da parte dell’esercito federale jugoslavo, ignorando completamente il massacro di Serbi che vivevano in quella zona compiuto nella primavera e nell’estate precedenti da parte delle truppe della Guardia Nazionale croata e di paramilitari. Secondo Raymond K. Kent, “una parte considerevole della popolazione serba dell’importante città slavona di Vukovar è scomparsa, senza essere fuggita, e sono rimasti segnali di torture nelle vecchie catacombe austriache sotto la città, e ci sono prove di violenze e di assassini. I media occidentali, già fortemente impegnati nella demonizzazione dei Serbi, hanno scelto di ignorare questi fatti.” [12] Questo approccio tendenzioso e ingannevole è stata la pratica abituale dei grandi media e del TPI. Roy Gutman, che ha ricevuto il premio Pulitzer con John Burns per i suoi reportages sulla Bosnia nel 1993, si affidava quasi unicamente alle autorità musulmane e croate, a testimoni di dubbia credibilità e ad affermazioni inverosimili, ed è stato una fonte importante dello straordinario lavaggio dei cervelli, tendenzioso e menzognero, sui “campi di concentramento”. [15] Il premio Pulitzer per John Burns si basava su una lunga intervista a Boris Herak, un prigioniero Serbo bosniaco, che era stato messo a disposizione sua, e di un cineasta finanziato da Soros, dai Musulmani di Bosnia. Qualche anno più tardi, Herak denunciava pubblicamente che era stato costretto a fornire la sua confessione altamente inverosimile e che aveva dovuto imparare a memoria pagine e pagine di menzogne. Proprio due delle sue presunte vittime sono risultate più tardi viventi. Però, nel reportage su Herak, John Burns e il New York Times, (come pure il film finanziato da Soros), hanno trascurato di citare un particolare che sarebbe stato la rovina della loro credibilità : infatti, Herak accusava anche l’ex comandante dell’UNPROFOR, il generale canadese Lewis MacKenzie, di avere violentato una giovane musulmana in un bordello serbo. [16] Questi due scandalosi premi Pulitzer sono la testimonianza della parzialità mediatica che regnava nel 1992-93. Una delle più spettacolari menzogne degli anni Novanta è stata quella riguardante il campo serbo di Trnopolje, visitato da giornalisti britannici della ITN nell’agosto 1992. Questi giornalisti hanno fotografato un certo Fikret Alic, mostrandolo emaciato e apparentemente rinchiuso dietro lo sbarramento di un campo di concentramento. In realtà, Fikret Alic si trovava in un campo di transito, era malato di tubercolosi ben prima di arrivare al campo, non rappresentava in alcun modo gli altri residenti del campo, e partiva poco tempo dopo per la Svezia. Inoltre, lo sbarramento circondava i fotografi, non venivano impediti i movimenti al fotografato. [18] Ma questa foto particolarmente disonesta, che ha fatto il giro per tutto l’Occidente come prova dell’esistenza di un Auschwitz serbo, è stata accolta come prova di accusa dalle autorità della NATO, e ha fornito il fondamento per la creazione del TPI e della sua missione di combattere contro la malvagità dei Serbi. Una rimarchevole caratteristica dello sforzo dei musulmani Bosniaci per demonizzare i Serbi, in vista di ottenere che la NATO corresse in loro soccorso con i bombardamenti, è stata la loro propensione ad ammazzare i loro stessi concittadini. L’esempio più eclatante è stato il bombardamento di civili di Sarajevo nel corso di tre massacri : nel 1992, il “massacro della panetteria”; nel 1994, il “massacro del mercato” di Markalé ; e nel 1995, il secondo “massacro del mercato”. Secondo la versione ufficiale, erano stati i Serbi i responsabili di queste atrocità, e bisogna ammettere che è difficile credere che le autorità musulmane abbiano trucidato il loro stesso popolo per ottenere un vantaggio politico, anche se i fatti sono tutti convergenti in questa direzione. Ma questi massacri sono stati l’oggetto di un “timing”, di una coordinazione temporale messa in atto per influenzare la decisione imminente degli Stati Uniti e della NATO per un intervento in favore dei musulmani Bosniaci. Per altro, numerose autorità dell’ONU e comandanti militari occidentali hanno affermato che esistono forti presunzioni del fatto che i tre massacri siano stati pianificati e messi in esecuzione dai musulmani Bosniaci.[20] L’ufficiale dell’esercito USA John F. Sray, che si trovava sul posto in Bosnia al tempo di questi massacri e dirigeva la sezione dei servizi informativi americani a Sarajevo, ha fatto le stesse considerazioni, che gli incidenti, e la probabile implicazione delle autorità musulmano-Bosniache, “meritano un’inchiesta approfondita del Tribunale Penale Internazionale”. [21] Inutile dire che non è stato dato corso a nessuna inchiesta. In una parola, l’analisi di questi tre massacri non fa riferimento alla teoria del complotto, ma trae la giusta conclusione, fondata su molteplici e attendibili constatazioni, alla quale nello stesso modo non si fa richiamo nei resoconti tendenziosi della storia recente dei Balcani. [22] Tornando al caso di Srebrenica, prima e dopo, la manipolazione delle cifre è stata una pratica corrente, che ha contribuito a sostenere il resoconto dei fatti dominante. Per la Bosnia, nel dicembre 1992, il governo musulmano Bosniaco ha tenuto conto di 128.444 morti militari e civili, un numero che è salito a 200.000 nel giugno 1993, poi a 250.000 nel 1994. [23] Queste cifre sono state fagocitate senza batter ciglio dai politici occidentali, dai media e dagli intellettuali che esaltano la guerra, con Clinton stesso che citava il numero di 250.000 in un discorso del novembre 1995. L’ex-responsabile del Dipartimento di Stato George Kenney ha fatto spesso riferimento a queste cifre, e si è meravigliato di constatare la credulità con cui i media le hanno accettate, senza la minima velleità di verificarle. La sua valutazione si è situata fra i 25.000 e i 60.000. [24] Più di recente, uno studio patrocinato dal governo Norvegese ha fatto una valutazione di 80.000 morti, e una inchiesta del TPI stesso ha concluso su 102.000 vittime. [25] Ne’ l’uno ne’ l’altro di questi risultati è stato presentato dai mezzi di informazione USA, che avevano regolarmente infarcito i loro documenti con cifre all’ingrosso. Le affermazioni molto dubbie sul massacro Al momento degli avvenimenti di Srebrenica del luglio 1995, lo scenario era stato ben collocato in modo tale che le affermazioni sul massacro sembrassero credibili.Praticamente nessuno aveva smentito l’incessante serie di menzogne dei media, i processi di demonizzazione e di manicheismo “bene-contro-male” erano stati ottimamente collaudati, il TPI e i dirigenti dell’ONU osservavano alla lettera il programma degli USA e dei loro alleati, e i media seguivano pedissequamente le orme del loro bellicismo. Pertanto, sarebbe stato facile svelare le incrinature del contesto.
Un primo elemento del contesto avrebbe potuto essere quello di “zona protetta”, non altro che una frode : si supponeva che queste zone fossero disarmate. Ora non era vero nulla, e con la connivenza dell’ONU. [28] I musulmani Bosniaci le utilizzavano, a Srebrenica e altrove, come trampolini di lancio di attacchi contro i villaggi serbi dei dintorni. Nel corso dei tre anni che hanno preceduto il massacro, più di 1.000 civili Serbi sono stati ammazzati dalle forze musulmane in un gran numero di villaggi devastati. [29] Ben prima del luglio 1995, il comandante musulmano di Srebrenica Naser Oric aveva fatto vedere con fierezza ad alcuni giornalisti occidentali dei video che mostravano alcune delle sue vittime decapitate, e si vantava di questi assassini. [30] Testimoniando davanti al TPI, il 12 febbraio 2004, il comandante militare delle Nazioni Unite in Bosnia nel 1992-93, il generale Philippe Morillon, ha ribadito la sua convinzione che l’attacco a Srebrenica era stato una “reazione diretta” ai massacri dei Serbi compiuti da Naser Oric e dalle sue forze nel 1992-93, massacri di cui Morillon era perfettamente a conoscenza. [31] La testimonianza di Morillon non è stata di alcun interesse per i media occidentali, e quando il 28 marzo 2003 il TPI si è finalmente deciso a mettere sotto accusa Naser Oric, probabilmente per costruirsi una immagine di imparzialità giuridica, quest’ultimo è stato imputato per l’assassinio di soli sette Serbi che erano stati torturati e picchiati a morte dopo la loro cattura, e di avere distrutto alcuni villaggi della zona circostante presi a casaccio. Benché si fosse vantato apertamente con i giornalisti occidentali di avere massacrato dei civili Serbi, il TPI “non ha riscontrato alcuna prova di vittime civili durante gli attacchi a villaggi serbi nel suo teatro di operazioni”. [32] Quando i Serbi di Bosnia si sono impadroniti di Srebrenica nel luglio 1995, veniva riferito che il 28.esimo reggimento dell’Esercito Musulmano Bosniaco (AMB), costituito da parecchie migliaia di uomini, se ne era già andato dalla città. [33] I media non si sono proprio domandati come una forza tanto importante potesse trovarsi in una “zona protetta” disarmata. Inoltre, avendo ignorato le angherie perpetrate in precedenza, promosse a partire dalla zona protetta, i media potevano adottare la versione ufficiale di un “genocidio” di una indicibile crudeltà, piuttosto che quella di una ritorsione, che i media hanno comunque ammesso per giustificare in parte la violenza esercitata dalle “vittime che vanno loro a genio” (come quella degli Albanesi che danno luogo ad espulsioni e ad uccisioni dei Serbi e dei Rom, dopo l’occupazione del Kosovo da parte della NATO). Gli avvenimenti di Srebrenica presentano sicuramente degli aspetti che rendono “plausibile” la versione della esecuzione di 8.000 fra “uomini adulti e giovani”. Fra questi aspetti vi è la confusione e l’incertezza rispetto alla sorte dei soldati musulmano-Bosniaci in fuga, alcuni erano riusciti a raggiungere Tuzla sani e salvi, altri erano finiti uccisi nei combattimenti, altri ancora erano stati fatti prigionieri. La cifra pari a 8.000 è stata fornita di primo acchito dalla Croce Rossa, basata su una rozza valutazione che l’ASB aveva catturato 3.000 uomini e che 5.000 dovevano essere considerati “scomparsi”. [35] È stato ben dimostrato che migliaia di “scomparsi” sono arrivati a Tuzla sani e salvi, o sono stati uccisi in combattimento. [36] Ma in una straordinaria trasformazione che testimonia dell’ardore di situare tutto il male dalla parte dei Serbi e di fare dei Musulmani delle vittime, per i mancanti all’appello sono state ignorate le categorie “arrivati sani e salvi” o “morti in combattimento”, e tutti i dispersi sono stati considerati come giustiziati! La pratica corrente dei media è stata quella di passare dalla constatazione riconosciuta di migliaia di scomparsi, o dalla notizia di una esumazione di corpi in un sito, alla conclusione che così veniva dimostrata l’esecuzione di 8.000 persone. [40] Con 8.000 esecuzioni e alcune migliaia di caduti in combattimento, si avrebbero dovuti trovare enormi siti di seppellimenti, e si sarebbero dovute accumulare tramite satellite le prove delle esecuzioni, dei seppellimenti ed eventualmente delle rimozioni dei corpi. Ma le ricerche nel settore di Srebrenica hanno avuto riscontri “dolorosamente deludenti”, con la scoperta, per tutto l’anno 1999, di soli 2.000 corpi, compresi quelli dei morti in battaglia e anche di Serbi, alcuni morti già prima del luglio 1995. La scarsità di questi risultati ha condotto all’idea che i corpi fossero stati rimossi e riportati in altri luoghi, ma era un’idea difficilmente convincente, visto che dopo il luglio 1995 i Serbi erano stati sottoposti ad un’intensa pressione militare. Era il periodo in cui la NATO bombardava le posizioni serbe e gli eserciti musulmano e croato sviluppavano un’offensiva in direzione di Banja Luka. L’ASB era sulla difensiva ed era carente in modo preoccupante di equipaggiamenti e di rifornimenti, compreso il carburante. Mettere in piedi un’operazione di tali dimensioni di esumazioni, del trasporto e della risepoltura di migliaia di cadaveri sorpassava di molto i mezzi che l’esercito Serbo Bosniaco disponeva a quell’epoca. Di più, mettendo in esecuzione un programma di tale ampiezza, non potevano sperare di passare inosservati da parte del personale dell’OCSE, dei civili locali e delle osservazioni da satellite. Il 10 ottobre 1995, ad una sessione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza, Madeleine Albright ha mostrato delle foto satellitari, come parti di un dossier accusatorio dei Serbi in Bosnia. Una di queste foto mostrava delle persone, indicate come musulmani di Bosnia delle vicinanze di Srebrenica, radunate in uno stadio, ed un’altra, presumibilmente scattata poco dopo, che mostrava un campo nei pressi, con il terreno “rivoltato”. Queste foto non sono mai state rese pubbliche, ma anche se fossero state autentiche, non avrebbero potuto costituire una prova, ne’ di esecuzioni, ne’ di seppellimenti. Inoltre, benché il TPI assumesse come reale il “tentativo organizzato e globale” di dissimulare i cadaveri, e che David Rohde parlasse di un “gigantesco sforzo da parte dei Serbi di nascondere i corpi”, [41] ne’ la Albright, ne’ chiunque altro hanno mai mostrato uno straccio di foto satellitare di esecuzioni di persone, di seppellimenti o di dissotterramenti per spostare i cadaveri, o di camions che trasportassero da altre parti migliaia di cadaveri. Ossia, una mancanza flagrante di documentazione, malgrado gli avvertimenti di Madeleine Albright ai Serbi : “Noi vi terremo d’occhio !”, e malgrado che a quel tempo, durante l’estate 1995, i satelliti facessero almeno otto passaggi quotidiani e che i droni geostazionari potessero piazzarsi sopra la Bosnia e prendere fotografie ad alta definizione. [42] I grandi mezzi di comunicazione hanno considerato che queste lacune non interessavano per nulla. È in corso un tentativo di utilizzare l’ADN per riunire i resti a Srebrenica, ma questo solleva numerosi problemi : a parte quelli delle procedure di investigazione e dell’integrità dei soggetti da esaminare, sarà di difficile risoluzione la differenziazione fra un’esecuzione e una morte in combattimento. Per di più, la cifra di 8.000 è incompatibile con l’aritmetica elementare applicata a Srebrenica, prima e dopo il luglio 1995. Le persone che si sono spostate da Srebrenica, vale a dire i sopravvissuti al massacro che si sono fatti registrare all’inizio dell’agosto 1995 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal governo Bosniaco, ammontavano ad un totale di 35.632. I musulmani che hanno potuto guadagnare le linee musulmane “senza che le loro famiglie fossero informate” erano perlomeno 2.000, e circa 2.000 sono stati uccisi nei combattimenti. Considerando un totale di 37.632 superstiti, più i 2.000 morti in combattimento, se aggiungiamo gli 8.000 giustiziati, la popolazione di Srebrenica prima della guerra raggiungerebbe i 47.000 abitanti, quando in realtà si avvicinava ai 37-40.000. (Il giudice del TPI Patricia Wald ha fatto una stima di 37.000). Ci sono stati riscontri di uccisioni a Srebrenica, dove persone hanno affermato di esserne stati testimoni. In numero minore, alcuni di questi testimoni avevano dei conti politici da regolare o si rivelavano poco credibili. [46] Comunque, molte testimonianze erano attendibili e descrivevano senza dubbio avvenimenti orribili e reali. Ma si parla di qualche centinaio di esecuzioni, non di 8.000 o di un numero qualsivoglia si avvicini a questo. Le deposizioni di questo e di altri testimoni sono spesso state inficiate da una procedura di patteggiamento preventivo, secondo cui, se imputati, potevano negoziare una riduzione di pena in cambio della loro collaborazione con il Tribunale. [47] Allo stesso tempo, è importante sottolineare il numero di osservatori imparziali che non hanno visto, ne’avuto riscontri minimi di un massacro, compresi i membri delle forze Olandesi presenti nella “zona protetta”, e di personaggi come Henry Wieland, il comandante del corpo investigativo dell’ONU sugli abusi contro i diritti dell’uomo, che non ha trovato alcun testimone oculare di atrocità dopo cinque giorni di interviste nell’ambito di 20.000 sopravvissuti di Srebrenica, riuniti nel campo profughi presso l’aeroporto di Tuzla. [48] Anomalie Una anomalia specifica per Srebrenica consiste nella stabilizzazione della cifra in 8.000 vittime musulmane Bosniache nel luglio 1995, e 8.000 sono rimaste a tutt’oggi, malgrado il carattere approssimativo della prima valutazione, malgrado le prove che molti, se non la maggior parte, dei 5000 “scomparsi” avevano raggiunto il territorio musulmano-bosniaco, o erano stati uccisi nei combattimenti, e malgrado l’incapacità di produrre testimonianze probatorie, nonostante i massicci tentativi per farlo.In altre situazioni, come per la valutazione delle vittime degli attentati dell’11 settembre, o per la stessa dei morti in Bosnia o delle vittime dei bombardamenti sul Kosovo, le cifre sono state riviste al ribasso nel momento in cui i ritrovamenti dei corpi rendevano indifendibili le prime valutazioni sovradimensionate in modo esagerato. [49]
Ma, dato il suo ruolo politico fondamentale per gli Stati Uniti, per i Musulmani di Bosnia e per i Croati, e in ragione della fede quasi religiosa nell’esistenza delle atrocità che vi sarebbero state commesse, Srebrenica si è rivelata impermeabile ad ogni realtà. Dal primo giorno fino ad oggi, la cifra di 8.000 è stata considerata come una verità intangibile, la cui messa in dubbio deve essere considerata come una eresia e una apologia del demonio. Un’altra anomalia che illustra il carattere sacrale, intoccabile e politicizzato del massacro nell’ideologia Occidentale, è stata la sua rapida qualificazione di “genocidio”. In questo caso, il Tribunale ha giocato un ruolo decisivo, con la straordinaria credulità, con i psicologismi a briglia sciolta, e con l’incompetenza dei ragionamenti giuridici, che i giudici hanno manifestato esclusivamente nei confronti dei casi riguardanti i Serbi. In materia di credulità, un giudice ha convalidato come fatto reale l’affermazione di un testimone, che i soldati Serbi avessero costretto un vecchio musulmano a mangiare il fegato del suo nipotino. [50] E i magistrati hanno ininterrottamente rievocato come cosa assodata l’esecuzione di 7.000 o 8.000 musulmani, riconoscendo nello stesso tempo che le loro informazioni “suggerivano” che la “maggioranza”dei 7-8.000 scomparsi non erano stati uccisi in combattimento, cosa che diminuiva sensibilmente la cifra accettata per vera. [51] Il contrasto è stato tanto grossolano da risultare risibile: l’attacco su Srebrenica era “agghiacciante”, “assassino”, “selvaggio”, “criminalmente perpetrato a sangue freddo”, “genocida”, qualificato come “aggressione” e , ben inteso, come “pulizia etnica”; con la Krajina, nulla di paragonabile, perfino “pulizia etnica” risultava troppo. L’aggressione Croata non era che una grandiosa “rivolta” che “avrebbe indebolito il nemico”, una “offensiva lampo”, giustificata come una “risposta a Srebrenica” e un prodotto degli “eccessi” compiuti dai leaders Serbi. Il Washington Post ha perfino citato l’ambasciatore USA in Croazia, Peter Galbraith, che ribadiva “l’esodo serbo non è una pulizia etnica”. [59] Il giornale non consentiva alcuna messa in dubbio di questo giudizio. Nei fatti, le operazioni croate in Krajina hanno fatto della Croazia il più etnicamente puro fra tutti gli stati componenti la ex Jugoslavia, benché l’occupazione del Kosovo da parte della NATO abbia consentito una pulizia che rivaleggia con la purificazione etnica della Croazia. Un’altra anomalia nella questione di Srebrenica è l’accanimento posto nel perseguire davanti al Tribunale tutti i criminali (Serbi), e ad ottenere dei carnefici (Serbi), che riconoscessero volontariamente la loro colpevolezza, essendo la loro confessione una loro esigenza di giustizia e la condizione per la riconciliazione. Il problema è che la giustizia non può essere di parte, altrimenti cessa dall’essere giustizia, e allora rivela il suo vero volto di vendetta e di giustificazione di obiettivi politici. La pulizia etnica in Bosnia in alcun modo avveniva da una sola parte, e i morti per nazionalità non sono lontani dal corrispondere alle proporzioni della popolazione. [60] I Serbi affermano, documenti alla mano, di aver avuto migliaia di morti per mano dei musulmani di Bosnia e dei gruppi di moudjahidin da costoro introdotti, ed anche per mano dei Croati, ed hanno il loro gruppo di investigazione alla ricerca di identificare i corpi di fosse comuni stimate nel numero di 73. [61] Queste vittime non hanno attirato l’attenzione dei media occidentali o del TPI. L’eminente scienziato jugoslavo, il Dr. Zoran Stankovic, nel 1996 ha osservato che “il fatto che la sua squadra di lavoro avesse in precedenza identificato i corpi di 1.000 Serbi di Bosnia nella regione (di Srebrenica) non abbia riscosso alcun interesse da parte del procuratore Richard Goldstone.” [62] Lontana dal contribuire alla riconciliazione, l’insistenza sulle vittime e sugli assassini di Srebrenica stimola l’odio e il nazionalismo, come la guerra e la violenza in Kosovo vi hanno esacerbato gli odi e le tensioni, e hanno dimostrato che l’obiettivo ostentato da Clinton di un Kosovo tollerante e multietnico equivaleva ad una farsa. È evidente che l’intento di quelli che pretendono il castigo dei Serbi non è ne’ la giustizia ne’ la riconciliazione. Si tratta solo di unificare e consolidare la posizione dei musulmani di Bosnia, di schiacciare la Republika Srpska per eliminarla completamente come entità indipendente in Bosnia, di mantenere la Serbia in uno stato destrutturato, disorganizzato, di debolezza e di dipendenza dall’Occidente, e di continuare a presentare sotto una luce favorevole l’aggressione degli USA e della NATO e lo smantellamento della Jugoslavia. Questo ultimo obiettivo richiede di distogliere l’attenzione dal ruolo di Clinton e dei musulmani di Bosnia nella costituzione di una testa di ponte di Al Qaeda nei Balcani, nella costruzione di un’alleanza fra Izetbegovic e Osama bin Laden, in appoggio alla “Dichiarazione islamica” che esprime l’ostilità verso lo Stato multietnico, [65] e per l’introduzione di 4.000 mudjahidin a condurre una guerra santa in Bosnia, con l’aiuto attivo del governo Clinton e dell’associazione UCK-Al Qaeda. Conclusione Il “massacro di Srebrenica” è il più grande trionfo del lavaggio dei cervelli rispetto alle guerre dei Balcani. Altre asserzioni e menzogne hanno giocato il loro ruolo nei conflitti Balcanici, ma comunque hanno occupato un rango modesto nel repertorio propagandistico rispetto alla menzogna sul massacro di Srebrenica, che le sorpassa tutte per il suo potere altamente simbolico, nonostante la concorrenza di tante altre falsità (Racak, il massacro di Markalé, il rifiuto serbo di negoziare a Rambouillet, i 250.000 morti di Bosnia, la conquista della Grande Serbia come elemento motore delle guerre Balcaniche). [69] Srebrenica rappresenta il simbolo della malvagità dei Serbi e della sofferenza dei musulmani di Bosnia, come della giustezza dello smantellamento della Jugoslavia e degli interventi Occidentali, che comprendono i bombardamenti e l’occupazione della Bosnia e del Kosovo.
Disgraziatamente, non esiste alcun legame fra questo trionfo della propaganda, e la verità e la giustizia. La negazione della verità si incarna nel fatto che la prima valutazione di 8.000 morti, compresi i 5.000 “scomparsi” che avevano abbandonato Srebrenica per ricongiungersi alle linee Bosniaco-musulmane, è stata tenuta per valida anche dopo che si era rapidamente stabilito che in molte migliaia avevano raggiunto quelle linee, e che migliaia di altri erano morti nei combattimenti. Ad oggi, questa cifra bella tonda resta intoccabile, anche di fronte all’incapacità di trovare i corpi dei giustiziati e malgrado l’assenza della pur minima foto satellitare che mostri delle esecuzioni, dei cadaveri, delle persone che scavano, o dei camions che trasportano dei corpi per rimuoverli e risseppellirli. A questo riguardo, i media si sono ben guardati di porsi degli interrogativi, nonostante la promessa di Madeleine Albright dell’agosto 1995 : “Noi vi terremo d’occhio”. La dichiarazione dell’Albright, e le foto che all’epoca è andata in giro a mostrare, hanno distolto l’attenzione dal “massacro della Krajina” avvenuto nella Krajina croata, una pulizia etnica di una crudeltà ben più importante che a Srebrenica, comportando meno combattimenti effettivi che a Srebrenica, una purificazione fatta di aggressioni, di omicidi e di espulsioni di civili indifesi. A Srebrenica, i Serbi di Bosnia hanno portato al sicuro le donne e i bambini, e non esiste alcuna prova che ne abbiano uccisi [70]; invece nella Krajina non è stata organizzata alcuna separazione di questo genere e si stima in 368 il numero di donne e bambini massacrati, con numerosi infelici troppo anziani o infermi per scappare. [71]Il successo della propaganda può essere misurato dal fatto che i media non hanno mai evocato la possibilità che l’intensità dell’attenzione rivolta al massacro di Srebrenica sia servita per mascherare il “massacro della Krajina”, che è immediatamente seguito, e che ha ricevuto il sostegno degli Stati Uniti. Per i media, Srebrenica ha contribuito a provocare la Krajina, e i Serbi hanno meritato quello che gli è capitato. [72] I media hanno giocato un ruolo importante nel trionfo della propaganda che è stato il massacro di Srebrenica. Come abbiamo detto in precedenza, nel 1991 i media sono divenuti i complici del bellicismo, e tutte le regole dell’obiettività sono scomparse, per fare posto al loro sostegno servile di una politica pro musulmani di Bosnia e contro i Serbi. Prendendo in considerazione i reportages di Christine Amanpour, e di altri, riguardanti i combattimenti intorno a Gorazde, già nell’ottobre 1995 il tenente colonnello dell’esercito USA John Sray aveva messo per iscritto che le informazioni “erano deprivate di qualsiasi parvenza di verità”, che gli Americani dovevano subire un “monumento di disinformazione”, che “l’America non era stata mai tanto deplorevolmente ingannata” dopo la guerra del Vietnam, e che la percezione popolare sulla Bosnia “era stata manipolata da una prolifica macchina di propaganda che è riuscita a congegnare fatti illusori per sostenere gli scopi dei musulmani.” [73] La macchina della propaganda ha conquistato i liberali e una grande parte della sinistra negli Stati Uniti, che hanno avvallato la versione dominante dei Serbi malvagi alla ricerca di egemonie, che hanno fatto ricorso a strategie brutali e di genocidio, e che hanno portato alla rovina l’oasi multietnica che esisteva in precedenza in Bosnia, un’oasi governata da Osama bin Laden e dal suo amico ed alleato Alija Izetbegovic e, secondo una tardiva correzione apportata da Clinton, Holbrooke e dalla Albright, strettamente collegata all’Iran, alla Turchia e all’Arabia Saudita! La coalizione bellicista liberale-di-sinistra doveva demonizzare i Serbi per giustificare la guerra imperiale, e questo è stato fatto impregnandosi dell’insieme delle menzogne e dei miti che hanno costituito la versione ufficiale. [74] Questo amalgama di “missili da crociera della sinistra (MCG)” [75] e di liberali ha molto contribuito allo sviluppo della tesi dell’“intervento umanitario”, che è consistito nell’aggredire i Serbi a tutto vantaggio dell’Esercito di Liberazione del Kosovo, e, nei fatti, ha preparato il terreno per le guerre di “liberazione” di Bush. Il massacro di Srebrenica ha aiutato a convincere i liberali e il MCG per la crociata nei Balcani e ha fornito loro la giustificazione morale per il sostegno dei loro paesi e dei loro alleati all’espansionismo imperiale. L’ex-responsabile dell’ONU Cedric Thornberry, in un testo del 1996, ha annotato : “Messa in evidenza da un certo numero di mezzi di comunicazione internazionali liberali, la presa di posizione è che i Serbi sono gli unici mascalzoni”. Già nel 1993, presso il quartier generale delle Nazioni Unite, egli aveva lanciato l’avvertimento in questi termini: “Mettetevi al riparo, la falsificazione è in corso!”. [76] In effetti, la manipolazione era già in corso, anche se era ancora tacita, ma si stava infiltrando nelle relazioni fra governo, i media e il TPI. La menzogna ha contribuito a fare del massacro di Srebrenica il simbolo del male e, con l’aiuto della “giustizia”del Tribunale e il sostegno dei liberali e del MCG, ha fornito una giustificazione dell’aggressione USA-NATO e dello smembramento della Jugoslavia, e più in generale dell’“intervento umanitario”. Cosa si può domandare di più ad un sistema di propaganda? Testo tradotto in francese dalle edizioni Le Verjus e pubblicato nel libro : “Il dossier nascosto su Srebrenica” Vedere anche : Note: Questo documento è ricavato in parte e cita capitoli dell’importante volume sul massacro di Srebrenica, “Srebrenica: The Politics of War Crimes”, scritto da George Bogdanich, Tim Fenton, Philip Hammond, Edward S. Hermann, Michael Mandel, Jonathan Rooper, e George Szamuely. Questo libro viene citato nelle note di seguito come “Politics of War Crimes”. L’autore e i suoi colleghi ringraziano per la collaborazione Diana Johnstone, David Peterson, Vera Vratusa-Zunjic, Milan Bulajic, Milivoje Ivanisevic, Konstantin, Kilibarda, e George Pumphrey. “Fools Crusade” della Johnstone è uno studio fondamentale di eccellenza, un punto di vista alternativo sulla Guerra dei Balcani. “Srebrenica: Three Years Later, And Still Searching” di George Pumphrey è una critica esemplare di ciò che viene riferito dall’establishment sul massacro di Srebrenica e reiteratamente colpisce il bersaglio con fatti ed analisi a tutt’oggi mai smentiti. [1] “Bosnia : 2 Officials Dismissed for Obstructing Srebrenica Inquiry” (Bosnia : due ufficiali fatti dimettere per aver ostacolato l’inchiesta su Srebrenica), Dispaccio di AP, New York Times, 17 aprile 2004. [2] Cf. Ivo Pukanic : “US Role in Storm : Thrilled with Operation Flash, President Clinton gave the Go Ahead to Operation Storm” (Il ruolo degli USA nella Tempesta : entusiasta per l’Operazione Flash (Lampo), il Presidente Clinton ha dato il via libera all’Operazione Tempesta), Nacjonal (Zagabria), 24 maggio 2005. [3] Barton Bellman, “The Path to Crisis : How the US and its Allies Went to War” (Il percorso della crisi : come gli stati Uniti e i loro alleati sono entrati in guerra), Washington Post, 18 aprile 1999. [4] “Alcuni sopravvissuti, appartenenti alla delegazione di Srebrenica, hanno affermato che il Presidente Izetbegovic aveva anche detto che aveva appreso che sarebbe stato possibile un intervento della NATO in Bosnia-Erzégovina, ma che quseto non sarebbe avvenuto se i Serbi non fossero entrati in Srebrenica e non avessero massacrati almeno 5.000 dei suoi abitanti. Il Presidente Izetbegovic ha negato categoricamente di aver fatto una tale dichiarazione.” [5] “Politics of War Crimes” (La politica dei crimini di guerra), Bogdanich, capitolo 2, “Prelude to Capture” (Preludio alla cattura) e Fenton, capitolo 3, “Military Context” (Contesto militare). [6] Nella sua « Balkan Odyssey », Lord David Owen ha affermato “che avallando la conquista della Slavonia occidentale da parte del governo Croato, il Gruppo di Contatto in effetti ha dato il via libera ai Serbi di Bosnia di attaccare Srebrenica e Zepa.” (pp. 199-200). Owen si sbaglia : il Gruppo di Contatto sosteneva solo una parte, e il fatto che i media non abbiano mai reso conto ne’ criticato l’aggressione, anzi l’hanno avallata, ha permesso di presentare la presa di Srebrenica come un evento eccezionale e non provocato. [7] Veritas ha valutato che nel corso della Operazione Storm (Tempesta), erano stati uccisi 1205 civili, fra cui 358 donne e 10 bambini. Vedere “Croatian Serb Exodus Commemorated” (Commemorazione dell’esodo dei Serbi dalla Croazia), Agence France Presse, 4 agosto2004. [8] Ripley, “Operation Deliberate Force” p. 192. Vedere anche le note 56 e 70. [9] Questo ruolo co-belligerante è stato esaminato da Peter Brock in “Dateline Yugoslavia : the Partisan Press” (Jugoslavia : la stampa partigiana), Foreign Policy, inverno 1993-1994. [10] Quando, il 16 maggio 1999, è stato interrogato il portavoce della NATO Jamie Shea, sulla possibilità di vedere la NATO esposta a certe accuse da parte del Tribunale, egli dichiarava di non provare alcuna inquietudine. Il rappresentante dell’Accusa, ha continuato Shea, darà inizio alle sue inchieste “solo dopo che noi gli daremo l’autorizzazione a farlo”. Inoltre, “i paesi della NATO hanno dato al Tribunale i finanziamenti”, e sulla necessità di insediare una seconda corte “in modo da accelerare le requisitorie, noi siamo totalmente in sintonia con il Tribunale su questo punto, noi vogliamo veder giudicati i criminali di guerra !” [11] Cf. Bogdanich, “Politics of War Crimes” (La politica dei crimini di guerra), cap.7 : “UN Report on Srebrenica : a distorted Picture of Events” (Il rapporto de l’ONU su Srebrenica: una immagine distorta degli avvenimenti). [12] Raymond K. Kent, “Contextualizing Hate, the Hague Tribunal, the Clinton Administration and the Serbs” (Il contesto dell’odio: il Tribunale dell’Aja, il governo Clinton e i Serbi), Dialogue, Parigi, dicembre 1996, v. 5, n° 20 (presente sul sito in Internet di Emperor’s Clothes, www.emperorsclothes.com/misc/kent.htm [13] Carl Savich, “Celebici”, http://www.serbianna.com/columns/savich/047.shtml [14] Sarà difficile sorpassare l’efferatezza dei musulmani di Bosnia nel campo di Celebici, descritto nel testo di Savich. Cf. anche Diana Johnstone, “La crociata dei folli “, Il tempo delle ciliege, Parigi 2005, pp. 140-141. [15] Cf. i due lavori di Peter Brock (vedi nota [9]) e Diana Johnstone, “La crociata dei folli”, p.146. [16] Per i particolari e le citazioni, vedere l’articolo e il libro di Peter Brock (vedi nota [9]). [17] Bernard Kouchner, “I guerrieri della pace”, Parigi, Grasset 2004, pp. 372-374. [18] Johnstone, “La crociata dei folli “, pp. 133-135. Thomas Deichmann, “Misinformation : TV Coverage of a Bosnian Camp” (Disinformazione: la copertura Televisiva di un campo Bosniaco), Covert Action Quarterly, autunno 1998, pp. 52-55. [19] Comunicazione privata, in data 21 novembre 2003. [20] Per un eccellente sommario di queste questioni di “atrocità autoinflitte”, con altri riferimenti, vedere il Rapporto dello Staff del Senato del gennaio 1997 su “Clinton Approved Iranian Arms Transfers Help Turn Bosnia into Militant Islamic Base” (Il consenso di Clinton per i trasferimenti di armi dall’Iran trasforma la Bosnia in una base di Islamici militanti), [21] John E. Sray, “Selling the Bosnian Myth to America : Buyer beware” (Vendere il mito bosniaco all’America: acquirente, attenzione!), Foreign Military Studies, Fort Leavenworth, Kansas, ottobre 1995. [22] Alcune eccezioni a questa regola: Leonard Doyle, “Muslims Slaughter their own People” (I musulmani massacrano il loro stesso popolo), The Independant, 22 agosto 1992 ; Hugh Manners, “Serbs not Guilty of Massacre” (I Serbi non colpevoli per il massacro), The Sunday Times (Londra), 1 ottobre 1995. David Binder non ha potuto ottenere dal suo stesso giornale, The New York Times, la pubblicazione delle sue analisi di un possibile coinvolgimento dei musulmani nei massacri di Sarajevo, e ha dovuto farle pubblicare da altre parti. Vedere David Binder, “The Balkan Tragedy : Anatomy of a Massacre” (La tragedia balcanica: anatomia di un massacro), Foreign Policy, n° 97, inverno 1994-1995, e David Binder, “Bosnia’s Bombers” (I bombaroli Bosniaci), The Nation, 2 ottobre 1995. [23] Per un buon sommario, vedere Srdja Trifkovic, “Una spettacolare revisione delle cifre”, B. I. (Balkans-Infos), febbraio 2005. [24] Georges Kenney, “The Bosnian Calculation” (Il calcolo bosniaco), New York Times Magazine, 23 aprile 1995 [25] Cf. Trifkovic, vedi nota [23], e inoltre http://grayfalcon.blogspot.com/2004/12/deathtolls-part-3.html. [26] Cf. Edward Herman e David Peterson, “The NATO-Media Lie Machine: `Genocide’ in Kosovo” (La macchina delle menzogne della NATO e dei media: il “genocidio” nel Kosovo), Z Magazine, maggio 2000. [27] Michael Ignatieff, “Counting bodies in Kosovo” (La conta dei corpi in Kosovo), New York Times, 21 novembre 1999. [28] Bogdanich, “Politics of War Crimes” (La politica dei crimini di guerra), cap.2, “Prelude to capture” (Preludio alla conquista). [29] L’ambasciatore di Jugoslavia all’ONU ha presentato alle Nazioni Unite le prove dei “Crimini di guerra e di genocidio nella Bosnia orientale, (comuni di Bratunac, Skelane e Srebrenica) perpetrati contro la popolazione Serba dall’aprile 1992 all’aprile 1993.” [30] Bill Schiller, “Muslim Hero vows he’ll Fight to the Last Man” (L’eroe dei musulmani giura che combatterà fino all’ultimo uomo), Toronto Star, 31 gennaio 1994, e John Pomfret, “Weapons, Cash and Chaos lend Clout to Srebrenica’s Tough Guy” (Le armi, il denaro, e il caos rafforzano il brutale individuo di Srebrenica), Washington Post, 16 febbraio 1994. [31] Carl Savich, “Srebrenica and Naser Oric : an Analysis of General Philippe Morillon’s Testimony at the ICTY” (Srebrenica e Naser Oric : una analisi della testimonianza del Generale Philippe Morillon al TPI), http://www.serbianna.com [32] “No Evidence of Civilian Casualties in Operations by Bosnian Commander” (Nessuna prova di vittime civili durante le operazioni condotte dal comandante Bosniaco), Rivista della BBC di informazioni internazionali, 11 aprile 2003. [33] “Politics of War Crimes” (La politica dei crimini di guerra),cap. 2-3. L’ONU ha valutato che prima della sua caduta, a Srebrenica fossero presenti dai 3000 ai 4000 soldati musulmani. [34] Ibid. [35] “Politics of War Crimes”, cap. 2 [36] “Conflict in the Balkans, 8.000 Muslims Missing” (Conflitto nei Balcani, 8.000 musulmani scomparsi, AP, New York Times, 15 settembre 1995. [37] Un responsabile della Croce Rossa ha riferito ad un intervistatore tedesco che i musulmani giunti al sicuro “non potevano essere cancellati dalla lista degli scomparsi… dato che noi non ne abbiamo ricevuto l’elenco dei nomi”, citazione di Pumphrey, “Srebrenica Three Years Later, and still Searching” (Srebrenica, tre anni dopo: le ricerche continuano). Vedere anche “Former Yugoslavia, Srebrenica: Help for Families still awaiting News” (Ex Jugoslavia, Srebrenica : aiuto alle famiglie che ancora sono in attesa di notizie), Comitato internazionale della Croce Rossa, 15 settembre 1995. [38] Ibid. [39] Johnstone, “La croisade des fous”, p. 76 [40] Questo balzo, da qualche corpo a 8.000 giustiziati, è stato di recente illustrato, nel London Observer, dal commento di Tim Judah e Daniel Sunter al video dell’esecuzione di sei musulmani di Bosnia, che nel giugno 2005 ha beneficiato di una pubblicità enorme. Questa è “l’evidenza, la prova finale e irrefutabile della partecipazione dei Serbi ai massacri di Srebrenica, in cui più di 7.500 uomini e ragazzi musulmani Bosniaci sono stati assassinati.”. “How the Video that put Serbs in Dock was brought to Light” (Come è venuto alla luce il video che pone i Serbi sul banco degli accusati), 5 giugno 2005. [41] ICTY, Amended Joinder Indictment (TPI, emendato il cumulo delle accuse), 27 maggio 2002, § 51. [42] Steven Lee Meyers, “Making Sure War Crimes are’nt Forgotten” (Assicurarsi che i crimini di guerra non vengano dimenticati), New York Times, 22 settembre 1997. In effetti, un responsabile americano ha riconosciuto, alla fine di luglio 1995, che “i satelliti non avevano mostrato nulla “. Paul Quinn-Judge, “Reports on Atrocities Unconfirmed so Far : US Aerial Surveillance Reveals Little” (Finora i rapporti sulle atrocità non hanno avuto conferme : la sorveglianza aerea USA rivela ben poco), Boston Globe, 27 luglio 1995. [43] Il sito Internet della Commissione Internazionale sulle persone disperse nella ex Jugoslavia ha riconosciuto che i corpi “sono stati esumati in diverse località della Bosnia Erzegovina del nord-est”, non solo nella regione di Srebrenica. Citazione del 2003 in un “Statement by ICMP Chief of Staff Concerning Persons Reported Missing from Srebrenica in July 1995” (Dichiarazione del direttore del personale dell’ICMP riguardante le persone scomparse a Srebrenica nel luglio 1995), Gordon Bacon. [44] “Politics of War Crimes”, Rooper, cap. 4, “The Numbers Game” (Il gioco delle cifre). [45] Ibid. [46] Ibid. Cf. anche “Politics of War Crimes”, Szamuely, cap. 5, “Witness Evidence” (Le testimonianze). [47] Szamuely “Witness Evidence”. [48] Butcher, “Serb Atrocities in Srebrenica are Unproven” (Le atrocità dei Serbi a Srebrenica non sono provate), The Daily Telegraph, 24 luglio 1995. [49] “Politics of War Crimes”, Rooper, cap. 4, “The Numbers Game”. [50] Questa affermazione appare negli atti di accusa del novembre 1995 contro Radovan Karadzic e Ratko Mladic. Era stata puntualizzata nei dettagli dal poliziotto francese Jean-René Ruez, ed era stata pronunciata per la prima volta presso il TPI all’inizio del luglio 1996, durante un’audizione, organizzata come uno scoop pubblicitario, durata sette giorni di accuse pesanti contro Karadzic e Mladic. All’epoca, l’Associated Press ha riportato in questi termini la testimonianza di Ruez sull’epatofagia (Jennifer Chao, 3 luglio 1996) : [51] “Politics of War Crimes”, Mandel, cap.6, “The ICTY calls it Genocide” (Il TPI definisce questo come Genocidio) [52] Ibid. [53] Chris Hedges, “Bosnian Troups Cite Gassing at Zepa” (Truppe Bosniache parlano di gas a Zepa), New York Times, 27 luglio 1995. [54] Jovic ha testimoniato al processo contro Milosevic, il 18 novembre 2003, http://www.slobodan-milosevic.org/ [55] “Politics of War Crimes”, Mandel, cap. 6. Vedere anche Michael Mandel, “How America Gets Away with Murder”, (Come l’America la fa franca dei propri crimini), Pluto 2004, pp. 157-158 [56] Carlos Martin Branco, un ex osservatore militare dell’ONU in Bosnia, considera che è molto più individuabile un processo di genocidio premeditato in Krajina che non a Srebrenica, “quando l’esercito Croato ha intrapreso una massiccia eliminazione di tutti i Serbi trovati sul posto. In questa occasione, i media hanno osservato un silenzio assoluto, benché questo genocidio sia durato tre mesi. [57] Madeleine Albright, una volta di più davanti al Consiglio di Sicurezza : “The Situation in the Republic of Bosnia and Herzegovina” (La situazione nella Repubblica di Bosnia Erzegovina), S/PV.3564, 10 agosto 1995, 17.30 h, pp. 6-7. [58] Richard Holbrooke, sull’emittente The MacNeil/Lehrer NewsHour, trascrizione #5300, 24 agosto 1995. [59] “UN Report : Bosnian Serbs Massacred Srebrenica Muslims” (Rapporto dell’ONU : i Serbi di Bosnia hanno massacrato i musulmani a Srebrenica), Washington Post, 12 agosto 1995. [60] Vedere le conclusioni di una ricerca norvegese sulle vittime in Bosnia: http://grayfalcon.blogspot.com/2004/12/death-tolls-part-3.html [61] Slavisa Sabijic, “The Trade in Bodies in Bosnia-Herzegovina” (Il commercio dei corpi in Bosnia Erzegovina), a http://www.serbianna.com/press/010.html [62] “Yugoslav Forensic Expert Says no Proof about Srebrenica Mass Grave” (Un esperto medico legale jugoslavo afferma che non esistono prove dell’esistenza di fosse comuni a Srebrenica), BBC, Rivista delle emittenti mondiali, 15 luglio 1996. [63] Kosta Christitch, “Le effettive ragioni di un fallimento”, B. I. (Balkans-Infos), marzo 2005. Come ha affermato Diana Johnstone : “Avallando tutte le accuse contro i Serbi, e non tenendo conto dei crimini commessi contro di loro, gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO hanno dato carta bianca alla violenza antiserba. I bambini di origine albanese si fanno grandi nella convinzione che nessuno li rimprovererà di andare alla caccia di vecchi Serbi e di picchiarli a morte.” [64] Esiste un numero modesto di eccezioni, principalmente riguardanti figure secondarie musulmane e croate, che sono state incolpate in generale quando la disparità di trattamento appariva assolutamente esagerata e si rendeva necessaria una correzione di immagine in materia di pubbliche relazioni. Nessun leader croate o bosniaco è stato l’oggetto di procedimenti giudiziari, benché sia stato detto che atti di accusa fossero stati predisposti poco dopo i decessi di Tudjman e di Izetbegovic, ma non hanno mai avuto spiegazione le lunghe dilazioni. Nessun leader della NATO, nemmeno uno dei suoi membri qualsiasi, è stato accusato. Per una valida analisi di questa parzialità, vedere Mandel, “How America Gets Away with Murder”, (Come l’America la fa franca dei propri crimini), seconda parte. [65] Nella sua “Dichiarazione islamica” del 1970, che non ha mai rinnegato, Izetbegovic ha scritto: “Non esiste ne’ pace, ne’ coesistenza fra la religione islamica e le istituzioni politiche o sociali non islamiche. Avendo il diritto di governare il proprio mondo, l’Islam esclude evidentemente il diritto e la possibilità di conformarsi ad una ideologia straniera sul suo territorio.” Citazione di D. Johnstone, da “La croisade des fous”, p. 80. [66] “The 9/11 Commission Report” (Il rapporto della Commissione sull’11 settembre), rapporto ufficiale della Commissione Nazionale sugli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti, edizione ufficiale governativa, pp. 58, 146-147, 155, 238-239. [67] Centro di documentazione della Republika Srpska, “Report About Case Srebrenica, the First Part” (Rapporto sul caso Srebrenica, prima parte), Banja Luka, settembre 2002. Si tratta del testo integrale di questo rapporto che è stato pubblicato in seguito a questo testo di Herman (NDLR). [68] Gregory Copley, “US Official Implicated with Bosnian High Representative Ashdown in Attempting to Force Fabricated Report on Srebrenica” (Un funzionario Statunitense implicato con l’alto Rappresentante per la Bosnia Ashdown nel tentativo di imporre un rapporto fabbricato a tavolino su Srebrenica), Defense & Foreign Affairs Daily, 8 settembre 2003, [69] Sulle falsificazioni concernenti Racak, Rambouillet e la conquista della Grande Serbia come cause delle guerre, vedere D. Johnstone, “La croisade des fous”, e Mandel, “How America Gets Away with Murder”. [70] Un solo corpo, fra i 1883 trovati nei dintorni di Srebrenica, nelle 17 fosse comuni riesumate dal TPI nella Bosnia orientale fra il 1996 e il 2000, è stato identificato come quello di una donna. Queste cifre sono state fornite dopo una analisi ufficiosa delle caratteristiche dei resti, diffusa dal Dr. Zoran Stankovic, uno specialista scientifico, veterano dell’ONU, che ha a lungo studiato il caso di Srebrenica. [71] Cf. la nota [7] precedente. Secondo Tim Ripley : “Migliaia di persone, troppo vecchie o malate per scappare, sono rimaste sul posto. Le pattuglie della NATO hanno trovato subito centinaia di assassinati da parte dei Croati, militari o civili che fossero. Praticamente tutte le abitazioni erano state saccheggiate.” (p. 192). [72] I profughi Serbi a Srebrenica nel 1997 vengono descritti come “provenienti da altre zone vicine, che gli eserciti Croato e Musulmano avevano cacciato per rappresaglia in risposta alle atrocità e alle uccisioni di Srebrenica”, Dana Priest, “US Troops Extend a Hand to Refugees Tainted by War” (Le truppe USA tendono una mano ai profughi toccati dalla guerra), Washington Post, 18 febbraio 1997. [73] Sray, “Selling the Bosnia Myth” (Dare credito al mito Bosniaco). [74] Per una analisi e una critica di questi interventisti umanitari, vedere Edward Herman e David Peterson, “Morality’s Avenging Angels : the New Humanitarian Crusaders” (Gli angeli vendicatori dello spirito etico: i nuovi crociati umanitari), in David Chandler, ed. “Rethinking Human Rights” (Ripensare ai diritti dell’uomo), Palgrave 2002. Per una confutazione più approfondita dei loro argomenti, vedere “La croisade des fous” di D. Johnstone e “How America Gets Away with Murder” di Mandel. [75] Sul significato del mio paradigma di “missile da crociera della sinistra”, vedere “The Cruise Missile Left : Aligning with Power” (Il missile da crociera della sinistra : allinearsi al potere), Z Magazine, novembre 2002, e “The Cruise Missile Left (part 5) : Samantha Power and the Genocide Gambit” (Il missile da crociera della sinistra, parte quinta: Samantha Power e il gambetto del genocidio), Znet Commentaries, 17 maggio 2004. [76] Cedric Thornberry, “Saving the War Crimes Tribunal : Bosnia-Herzegovina” (Salvare il TPI : Bosnia Erzegovina), Foreign Policy, settembre 1996. Fonte: http://www.cnj.it/documentazione/srebrenica.htm#herman05 (Traduzione dal francese di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova) ### ### ### |
Il Dossier nascosto del “genocidio” di Srebrenica |
![]() – L’analisi del gruppo di ricercatori americani
– Documenti e testimonianze inedite
– Il rapporto censurato dei Serbi di Bosnia
– Un video dubbio passato al microscopio
Edizioni La Città del Sole,
Napoli 2007, 12 eurotraduzione di Jean Toschi Marazzani Visconti Editing di Ivana Kerečki collana Frontiere del Presente / 15 ISBN 978-88-8292-351-8 #######
( il libro è la versione italiana del documento edito in Francia :
Le dossier caché du “genocide” de Srebrenica
200 pages, Editions Le Verjus, 2005Correspondance: CAP 8, BP 391, 75869 Paris cedex 18 email: ldalmas @ wanadoo.fr – www.b-i-infos.com http://www.b-i-infos.com/dossier_srebrenica.php sulla base del lavoro di ricerca svolto dallo SREBRENICA RESEARCH GROUP: http://www.srebrenica-report.com/ ) ####### Contiene il rapporto censurato dei serbi di Bosnia ####### Una recensione in lingua italiana: http://www.resistenze.org/sito/se/li/seli7d11.htm
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