Quella cui assistiamo non é solo una brutta estate, “La guerra ambientale è in atto”, dichiarazioni del Gen. Fabio Mini giá in data 2008 e 2012

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La guerra ambientale è in atto
(2012)

Fabio Mini (il ), il relatore sicuramente più atteso della conferenza di Firenze, riafferma la tesi già espressa anni fa. Oggi si dichiara ancora più convinto, la guerra ambientale non è una ipotesi, la guerra ambientale è in atto.

A tal proposito rivendica la responsabilità di aver posto in Italia l’attenzione su questo tema quando nel 2007 scrisse l’articolo “Owning the weather: la guerra ambientale è già cominciata” e con l’intervista “La guerra ambientale è già cominciata” dell’anno seguente, ufficializzando uno scenario nuovo: le forze della natura sono adoperate e piegate come strumento ed arma.

Mini presenta dati e concetti senza richiamare scenari fantascientifici, anche perché le fantasie sono spesso superate da tecnologie concrete, create ed applicate.  La maggior parte delle persone ritiene inconcepibili certi scenari, in quanto non è al corrente delle progettazioni in materia di tecnologie militari e quindi delle conseguenti implicazioni. Il fatto di apprenderli o ricevere conferme dalla voce accreditata di un militare di primo piano, come è il generale Mini, non è certo irrilevante rispetto a questo tipo di contesto.

Mini non svela segreti e non potrebbe. Nessuno scoop, nessuna novità all’orizzonte dirà qualcuno, ma l’esposizione di una realtà occultata e protetta dal segreto di stato, da parte di un rappresentante delle istituzioni importante, favorisce comunque il delinearsi di contorni più concreti di questa realtà, rendendola percepibile, e sicuramente più credibile, a chi si pone ancora scettico oppure incredulo di fronte a certi sviluppi.

Il Generale descrive, dalla sua esperienza in Kosovo, lo scatto iniziale del suo interessamento per la questione ambientale in ottica militare quando anni fa fece una sorta di carrellata su quello che era l’approccio della ricerca militare sull’ambiente e da cui nacque l’articolo “Owning the weather”.

La guerra all’ambiente è proibita  da una Convenzione ONU del 1977 che vieta “l’uso militare, o di altra ostile natura, di tecniche di modificazione ambientale con effetti a larga diffusione, di lunga durata o di violenta intensità”. Questo non può certo rassicurare, dice Mini, il 90% delle cose vietate dall’ONU vengono regolarmente messe in pratica. I militari hanno già la capacità di condizionare l’ambiente: tornado, uragani, terremoti e tsunami alterati o addirittura provocati dall’uomo sono una possibilità concreta.

Alcune considerazioni sulla mentalità militare, fatte da Mini, lasciano intuire i probabili rischi e le conseguenze di questa evoluzione in campo tecnologico:

  • – i militari prediligono la tecnologia e le loro richieste alla scienza non sono per programmi attuabili a breve termine, ma sono progetti con sviluppi nel medio e lunghissimo termine.
  • – non esiste una moralità che possa impedire di oltrepassare un certo punto. Basti pensare allo sviluppo e le applicazioni degli ordigni atomici. Non esiste vincolo morale, ciò che si può fare si fa.
  • – la tecnologia viene applicata anche a livello immaturo: la voglia di incrementare la conoscenza, di conseguire un vantaggio spinge ad usare le tecnologie senza fare test a sufficienza. Una possibilità viene messa in atto per verificarne il funzionamento,  sperimentandone direttamente sul campo gli effetti.

Lo studio dell’aeronautica militare statunitense “Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025” del 1995,  delineava i piani da sviluppare per conseguire nell’arco di 30 anni il controllo del tempo meteo a livello globale. Secondo Mini gli obiettivi in esso delineati non parlavano di possedere il clima, ma di possedere in un determinato luogo, in un determinato momento il controllo del meteo, lo spazio atmosferico, per condurre operazioni belliche: per esempio, spiega il generale, irrorando le nubi con ioduro d’argento, altre sostanze chimiche o polimeri, per dissolverle oppure spostarle. Si tratta della possibilità di destabilizzare una regione o paese, in qualsiasi parte del mondo. Oggi, a 17 anni dalla pubblicazione di quello studio, siamo piuttosto vicini al traguardo del 2025.

Le aspirazioni di scienziati e militari però non finiscono qui, aggiunge, c’è a chi non basta la possibilità di manipolare localmente e momentaneamente, per scopi ben definiti, il meteo. C’è chi indaga su alterazioni di lunga durata e di ampia portata (lo conferma ad es. l’articolo dello stratega militare Gordon MacDonald in “How to wreck the environment” pubblicato negli anni sessanta e che sarà tradotto e pubblicato su questo sito, ndr).

Il generale focalizza l’attenzione su un aspetto importante; riferendosi alla Teoria del Caos elaborata negli anni ’60 dal meteorologo Lorenz, si dice convinto che mai e poi mai avremo le conoscenze a sufficienza per verificare le effettive conseguenze di una modificazione. Se c’è qualcuno che trae un vantaggio da una modificazione meteo, dall’altra ci sarà qualcun altro che ne subisce un danno, e non è detto che lo paghi in termini lineari, con conseguenze anche catastrofiche (Lorenz lo chiama Effetto Farfalla).

Proprio in quegli anni si comincia a pensare non solo di cambiare il tempo meteo, ma di creare una situazione permanente e quindi di cambiare il clima. Così qualcuno inizia a pensare: cosa rende l’Europa prospera e le garantisce un clima favorevole? La corrente del golfo del Messico. Bene, allora qualcuno si è messo a studiare  come modificare questa corrente. Non solo, ma qualcuno ha iniziato a chiedersi: possiamo provocare un terremoto? Qualcuno ha risposto ‘si può fare’.

Nel 1946 Thomas Leech, scienziato e professore israeliano-neozelandese, ha lavorato in Australia per conto dell’Università di Auckland con fondi americani e inglesi per provocare piccoli tsunami. Gli esperimenti del Progetto Seal furono coronati da successo. Poi quando gli chiesero di farne di grandi rinunciò, ma chi ci dice che quelle ricerche non siano state portate avanti? Se la tecnologia c’è, gli strumenti anche, basta trovare la voglia di impiegarli. E la convenzione dell’ONU che lo vieta non sarà certo un ostacolo.

Non è detto che la volontà politica trovi tutta la catena decisionale consenziente (scienziati, militari) ma questo aspetto sarà sempre meno rilevante. Con la robotizzazione ed automatizzazione molte operazioni possono essere eseguite con il coinvolgimento di poche persone. Tramite l’utilizzo di droni sarebbe possibile irrorare tutte le pianure del Kansas (cui il generale fa un riferimento non casuale), senza neanche il coinvolgimento di piloti. Gli scopi appariranno sempre benefici, commenta ironicamente Mini, basterà fornire il giusto supporto teorico o ideologico finanziando le ricerche ‘giuste’.

Non ci sono vincoli, non ci sono regole, se c’è la possibilità di farlo ‘qualcuno’ lo farà.

Ma chi è questo qualcuno? Da chi scaturisce quella volontà politica che sta alla base della catena di comando? In riferimento a questo il Generale mette in evidenza il decrescente, o quasi nullo, ruolo degli stati, a vantaggio di non meglio identificate ‘bande’, costituite da persone, associazioni e corporazioni, coaguli di potere che non hanno nessun interesse istituzionale, ma conseguono solamente il proprio interesse, e nel nome di esso sono disposte a mandare in crisi un sistema per modificarlo a proprio vantaggio, utilizzando mezzi illegali e legali.

Dopo questa prima parte più focalizzata sul tema della conferenza, l’intervento si sposta su alcune questioni di carattere più generale. Mini cerca di fare una sintesi sui fattori fondamentali che oggi caratterizzeranno le analisi di carattere strategico a livello militare. In sintesi:

  • -Demografia, è in aumento ma non quanto si pensava qualche anno fa.
  • -Risorse: in netta diminuzione.
  • -L’economia è globalmente in netta recessione.
  • -Proliferazione delle armi: leggermente in diminuzione a causa della crisi economica.
  • -Ruolo degli stati nella definizione della minaccia: ZERO. Non sono gli stati a decidere, a individuare o prevedere le minacce. Sono altri che fanno le analisi. Fare le valutazioni della minaccia vuol dire fornire le indicazioni per la politica e questa prerogativa non è più nelle mani degli Stati, neanche di quelli forti. Il Presidente Bush ha dichiarato la minaccia che qualcuno gli ha segnalato, chi gli ha suggerito la minaccia? Non qualcuno che sta dentro le istituzioni e lavora per le istituzioni, ma qualcuno che lavora fuori dalle istituzioni contro le istituzioni.
  • -Fallimento degli stati: in aumento.
  • -Quante civiltà? Il multipolarismo è fondamentale per gli equilibri umani, nel mondo siamo ridotti ad avere due civiltà, quando si parla di due si parla di una contrapposizione permanente. La famosa teoria dello scontro di civiltà prefigura uno scontro globale tra la cultura giudaico-cristiana e quella musulmana. Una balla immensa, dice Mini, che però è il faro politico di tutte le relazioni internazionali.
  • -Criminalità: in netto aumento.
  • -Efficienza del contrasto alla criminalità: fortemente diminuita.
  • -Percezione della sicurezza: negativa.
  • -Militarizzazione del contrasto nell’ambito della sicurezza: in incremento. Le cose che venivano fatte con strumenti civili oggi vengono fatte quasi esclusivamente con strumenti militari, inducendo gli ambienti militari ad essere sempre più proiettati verso il controllo e il possesso di strumenti tecnologici per attuarlo.
  • -La dualità, lo scontro, si manifesta in maniera preponderante nello spazio, con il controllo telecomunicazioni, sistema di difesa, ecc.; nell’ambiente, che non è più il luogo ove la guerra si manifesta, ma è l’arma; negli agglomerati urbani, che sono i luoghi dove si prevede il maggior intervento in termini di militarizzazione. Lo spazio è definito un bene comune (commons) e come tale dovrebbe essere salvaguardato. Ma non succede, la percezione di scarsa sicurezza alimenta un incremento di militarizzazione.

Dopo queste considerazioni, riprende il discorso sulla guerra ambientale (Mini tocca l’argomento delle discusse scie degli aerei, ma su questo si esprimerà in maniera più esplicita nella discussione con il pubblico dopo questa prima parte di intervento).

Come si sfrutta l’ambiente come arma? Non solo con le modifiche meteorologiche, ma anche,  tramite la negazione delle informazioni (l’assenza alla conferenza di qualsiasi media ne è un piccolo esempio, ndr). Non c’è solo la disinformazione sull’ambiente, ma c’è una pratica militare che si chiama denial of service. Si stabilisce che è necessario non solo negare la realtà o l’evidenza, ma negare l’informazione. Determinate persone o paesi non devono venire a conoscenza delle informazioni. Lo tsunami indonesiano è ancora uno scandalo: l’informazione sul suo arrivo era disponibile ma interruzioni nella trasmissione dati a causa di anelli mal-funzionanti, o volutamente non funzionanti, ne hanno impedito la comunicazione.

Negare l’informazione è già un atto di guerra fondamentale.

Un altro aspetto è emblematicamente rappresentato dal sistema HAARP. Invece di influire sull’ambiente a carattere solo locale, si può incidere globalmente andando a creare dei punti più caldi o più freddi artificialmente e quindi modificando il clima interferendo anche sulle correnti.

Stesso dicasi per le alterazioni che provocano i terremoti, ma il Generale nega però possibili legami con i terremoti in Emilia. Nessuno può negare che ci siano stati più di 2000 esplosioni nucleari nel sottosuolo terrestre, nella profondità degli oceani e persino nello spazio; già negli anni ’90 per colpire degli obiettivi di interesse militare in Cina, fu pianificato di indurre un terremoto con delle esplosioni dalla zona di Okinawa. La dismissione di migliaia di ordigni nucleari ha creato un mercato dei materiali fissili da innesco. Le grandi compagnie petrolifere si offrirono di reimpiegarli e sappiamo che è possibile agire sulle faglie inducendo terremoti tramite ordigni nucleari o micro-nucleari.

Conclude rivolto ad una parte del pubblico, senza dubbio in attesa delle sue prese di posizione sulle scie chimiche: “Ne parleremo se volete… non so se sono o non sono…” e, dopo una pausa allusiva ma piuttosto significativa, come suo solito, conclude: “… ma se ci sono e sono prodotte deliberatamente, bisogna controllare che questo qualcuno faccia questa cosa in modo che vada bene anche a noi. Se non va bene anche per noi…ci dobbiamo opporre”.

Fonte:
http://www.nogeoingegneria.com/interviste/gen-fabio-mini-a-firenze/

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La guerra ambientale è già cominciata.
Intervista al generale Fabio Mini (2008)

Streaming audio dell’intervista:

Intervista al Gen. Fabio Mini.

di Radio Base, 21 febbraio 2008.
(Trascrizione a cura di www.luogocomune.net)

Intervistatrice: Buongiorno Generale Fabio Mini, una cortesia si può presentare, per cortesia, da solo: lei di che cosa si occupa e che cosa fa?

Gen. Mini: Beh sono un generale in cosiddetta ausiliaria, noi generali non andiamo mai in pensione: transitiamo dal servizio attivo a uno stato intermedio in cui siamo a disposizione dell’amministrazione e poi passiamo nella Riserva, che comunque sono tutti eufemismi per la pensione quindi sono un generale in pensione e mi occupo di collaborazione e diffusione su temi strategici, scrivo libri, faccio conferenze, do qualche consiglio a qualcuno che non li vuole e che non li vuole comunque ascoltare, ma io ci provo lo stesso, e mi sono impegnato anche un po’ nel campo, così, del sostegno umanitario: ho fondato insieme ad amici un’associazione che si chiama Peace Generation.

Intervistatrice: Ecco senta generale quando lei era attivo, mi sembra che sia più attivo anche adesso, ma quando era attivo in che settori soprattutto lavorava dal punto di vista militare?

Gen. Mini: Dal punto di vista militare ho avuto tre grandi branche; una branca è stata quella di interesse, una branca è stata quella della comunicazione: io ho fatto il portavoce del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito così come dello Stato Maggiore della Difesa. La seconda branca è stata quella logistica: mi sono occupato anche di contratti, contrattistica in questa maniera; la terza è quella che mi ha preso più la parte sostanziale della vita operativa è stata quella appunto operativa: ho comandato le unità dei Vespri Siciliani, ho comandato tutti i tipi di unità bersaglieri, vengo dai bersaglieri, e poi ho comandato il contingente internazionale, la forza internazionale di pace in Kosovo, che è KFOR. Ho fatto il Capo di Stato Maggiore della NATO in Sud Europa, quindi ho avuto parecchi incarichi; sono stato in Cina per tre anni come addetto militare, sono stato in America per altri due anni come integrato in una unità americana e così ho avuto moltissime esperienze.

Intervistatrice: C’è un suo articolo molto interessante sul numero di Limes che intitolava “Il clima dell’energia, il tempo che farà, le guerre dei tubi, l’Italia a rischio”. Ecco il titolo che lei ha dato è “Owning the weather: la guerra ambientale globale è già cominciata”; vorrei cominciare con questa frase che lei ha scritto: “la guerra ambientale in qualunque forma è proibita da leggi internazionali. Le Nazioni Unite fin dal 1977 hanno approvato la convenzione contro le modifiche ambientali” e poi sotto c’è scritto: “la guerra ambientale è oggi definita come l’intenzionale modificazione di un sistema ecologico naturale come il clima i fenomeni meteorologici gli equilibri dell’atmosfera della ionosfera della magnetosfera le piattaforme tettoniche etc…, allo scopo di causare distruzioni fisiche, economiche, psicosociali nei riguardi di un determinato obiettivo geofisico o una particolare popolazione”. Di cosa stiamo parlando, generale? Di cosa stiamo parlando ieri, di cosa stiamo parlando oggi e di cosa stiamo parlando del futuro?

Gen. Mini: Il senso dell’argomento fondamentale è questo, che poi è anche la mia tesi: la guerra è cambiata, cioè non ci possiamo più tenere attaccati al concetto di guerra tradizionale quando c’era uno che sparava contro un altro. E’ cambiata non soltanto perchè gli interlocutori della guerra o anche i cointeressati alla guerra sono moltissimi; è cambiato perchè i sistemi d’arma sono cambiati: non ci sono più soltanto fucili o missili adesso ci sono anche altri tipi di arma. Una arma fondamentale che nella guerra moderna o in questa guerra globale ha assunto una rilevanza fondamentale è proprio l’arma psicologica o comunque l’arma dell’influenza che può essere esercitata con tutto quindi l’ambiente inteso come sistema ecologico, nel quale noi viviamo e dal quale noi dipendiamo, è diventato un attore principale, non è soltanto una cornice, è un attore principale della guerra, può essere addirittura un obiettivo ma può essere anche uno strumento e questo è il concetto fondamentale.

Intervistatrice: Ecco senta, io vado sempre avanti con il suo articolo, a pagina 82 lei scrive: “Tutti fingono di credere che le devastanti esplosioni delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki siano state le prime ed ultime della storia militare, eppure tutti sanno che da allora ci sono già state più di 1.000 esplosioni nucleari nel sottosuolo, nelle profondità degli oceani, in superficie e nello spazio e queste possono provocare per esempio degli tsunami”. Che cosa voleva dire qui generale?

Gen. Mini: Volevo dire che quando si pensa che un certo sistema d’arma come l’ordigno nucleare, con le leggi con le convenzioni internazionali, è stato limitato è vero che è stato limitato però si sono sviluppate altre utilizzazioni anche dello strumento nucleare ed oltre lo strumento nucleare anche di quello magnetoelettrico.

Intervistatrice: Quindi io posso con le… mi scusi se la interrompo: quindi io posso con un esplosione, un esperimento, creare un sisma anche in qualche modo voluto.

Gen. Mini: Ma assolutamente vero, nel senso che questo non è ormai una fantasia o una illazione, sono cose ormai che sono tecnicamente e scientificamente provate. Quello che manca è la prova che qualcuno deliberatamente lo abbia già fatto, però se si vanno a vedere quali sono le linee di frattura o le faglie che ci sono nella crosta terrestre e si può immaginare che se uno agisce in un punto, per esempio in mezzo al pacifico con una esplosione controllata nucleare o anche soltanto non nucleare o anche soltanto convenzionale, bene il riverbero delle onde sismiche che produce questa esplosione può arrivare e alimentare e provocare addirittura lo tsunami; ma adesso lo tsumani è una forma così che tutti quanti conoscono ma i terremoti in genere possono essere in questo senso…

Intervistatrice: Ecco scusi, io la interrompo sempre perchè… negli ultimi anni io ho fatto delle ricerche e ho sempre visto proprio facendo delle tabelle di raffronto che dove c’erano state delle esplosioni sotterranee, io ho seguito anche alcune esplosioni che venivano fatte dai francesi nel Sahara, poi Mururoa, poi in India e in Pakistan, poi a breve distanza venivano fuori dei terremoti quindi a volte erano sperimentazini quindi si può anche pensare che si possano creare al di là dei terremoti anche dei sisma, anche delle frane, delle valanghe, delle inondazioni, cioè degli scienziati in questo caso molto bravi ma in negativo possono in qualche modo condizionare l’ambiente e quindi l’economia anche di un Paese.

Gen. Mini: Ma assolutamente sì cioè questa è una capacità tecnica, tecnico operativa, che esiste. Adesso io ripeto non ho prova provata che ci sia stato un cosiddetto esperimento o nucleare o convenzionale che abbia provocato un reale terremoto, però la parte tecnica c’è ed io sono anche abbastanza pessimista dal punto di vista militare perchè in 45 anni di carriera militare in giro per il mondo ne ho viste di tutti i colori su quello che riusciamo a combinare, cosa riesce a combinare la fantasia umana, bene io sono veramente pessimista nel fatto di dire che probabilmente c’è qualcuno che ci ha già provato a fare di queste cose; non so dove non so quando ma certamente non nei casi, io penso e spero, nei casi che lei ha seguito perchè in genere quando si fanno queste operazioni si sa benissimo qual è il danno, la conseguenza che si vuole provocare, e non si vuole certo far risalire all’attore o a colui che lo ha provocato percui se lei ha seguito degli esperimenti che erano già stati preannunciati o annunciati questi probabilmente sono o casuali, le conseguenze sono o casuali oppure non volute. Però chi è che vuole farlo veramente ha la capacità tecnica di farlo, lo può fare.

Intervistatrice: Ecco lei ha citato un esempio molto interessante: negli anni ’40 un professore australiano, vuole raccontare questa cosa che lei ha seguito, che faceva questi esperimenti, ai nostri ascoltatori?

Gen. Mini: Mah insomma questo è un professore israeliano che si è messo a fare… era australiano, più che altro neozelandese, faceva questi esperimenti, vedeva quali erano le incidenze di questi fenomeni e si è accorto che si potevano provocare…

Intervistatrice: …delle onde anomale, no, mi diceva?

Gen. Mini: …potevano fare delle onde anomale, lui le ha provocate: al largo di Aukland lui ha provocato delle onde anomale, dei piccoli tsunami; in realtà erano soltanto fenomeni di onde che venivano, che montavano per conto proprio, e lui c’è riuscito in maniera controllata in maniera limitata ma c’è riuscito e ci è riuscito talmente bene che poi è sparito per un periodo dalla circolazione ma nel frattempo era stato contattato dagli Stati Uniti i quali sempre da un punto di vista tecnico-scientifico volevano vedere quali erano le possibili applicazioni di questo tipo di nuova, parliamo degli anni ’40 subito dopo la guerra, di questa nuova arma in una eventuale difesa o comunque offesa contro un eventuale nemico. Lui sembra che non abbia aderito alla parte militare di questo progetto, sembra, ma ovviamente i dati che lui aveva erano a disposizione di tutti anche perhè lui, quella volta, lavorava in Australia per conto della Università della Neozelanda ma chi gestiva i fondi dati a questo progetto erano Gran Bretagna e Stati Uniti.

Intervistatrice: Senta Gen. Mini lei, nel suo articolo, che tra l’altro posso dirlo a chi ci sta ascoltando, noi stiamo consigliando a tutti di leggerlo, proprio anche a quelli che da anni lavorano su queste cose e molte volte anche incontrando delle diffidenze. Lei parla anche di questo centro in Alaska che conosciamo tutti, HAARP, il quale lavora sulle onde ad alta frequenza, questo è finanziato… e su questo si è sempre pensato che potesse influire sul clima; ecco vogliamo parlare… lei ne parla nel suo articolo.

Gen. Mini: Sì ne parlo perchè in effetti è una di quelle evoluzioni della ricerca sulle onde a bassissima frequenza e altissima frequenza, sono i due estremi, per la loro capacità praticamente di superare gli ostacoli, di non essere influenzati dalla curvatura terrestre, di non essere influenzati da ostacoli di varia natura… è quello quindi di modificare, di poter modificare l’assetto anche atomico delle cose. Bene questi generatori ovviamente di queste onde elettromagnetiche particolari, ovviamente chi è che li gestisce dice che sono per tutt’altra natura che non hanno questo tipo di capacità…

Intervistatrice: …sì qualcuno diceva che volevano creare una specie di scudo per difendere la terra dal discorso dell’ozono mi pare… c’erano delle motivazioni che nessuno credeva poi tra l’altro…

Gen. Mini: Sì francamente diventano anche poco credibili. Sa che cos’è, mantengono una certa dose di credibilità perchè nessuno sa veramente di che cosa si tratta percui se una fonte autorevole dice, come un governo, dice “no, noi non stiamo facendo questi esperimenti per questo ma lo facciamo per motivi difensivi e non turbiamo, alteriamo l’equilibrio ecologico di nessuno, tutti quanti tendono a crederci; soltanto che negli ultimi 15 – 20 anni ormai questo livello di fiducia sulla parola incomincia a scadere un po’ insomma, ecco queste onde elettromagnetiche hanno la capacità di interferire e quindi di addirittura di provocare delle alterazioni meteorologiche focalizzate in determinati punti che poi possono montare per conto proprio…

Intervistatrice: Ecco, Generale Mini, tra l’altro noi abbiamo raccolto negli anni, negli ultimi anni, delle proteste da parte per esempio di Paesi come la Russia, come la Cina ma anche altri Paesi che lamentavano, a parte che anche i russi sanno condizionare molto bene il clima anche loro hanno delle possibilità insomma in questo senso di creare dei fenomeni meteorologici, accusavano proprio che certe situazioni meteorologiche di aridità, di siccità o di eccessiva pioggia o di eccessivo freddo, come sta succedendo adesso in Cina, potessero essere provocate artificialmente; avevano fatto una denuncia nazionale, internazionale, dicendo c’è qualcuno dietro tutta questa operazione per creare problemi alla situazione economica di un paese. Lei che cosa risponde di fronte a questo? Lei non ha le prove però a livello, così, di momento…

Gen. Mini: A livello così di momento proprio di riflessione, di una riflessione….

Intervistatrice: Certo, non è tanto fuori di norma insomma questa cosa…

Gen. Mini: Non è al di fuori della norma, come ripeto, anche questo campo, cioè, è un campo in cui la parte tecnica è molto avanzata; ora quando si parla che, si pensa che il programma Owning the Weather 2015, voglio dire… no 2025 addirittura, è partito nel 1999; oggi siamo nel 2008 quindi sono già passati 10 anni e questo obiettivo di possedere il tempo meteorologico entro il 2025 a fini militari, questo è il programma perchè è finanziato dall’aeronautica militare statunitense non è finanziato da McDonald che vuole vendere gli hamburger, quindi questo è un programma che sta andando avanti e se tanto mi dà tanto, se l’obiettivo finale è al 2025, nel 2008 noi abbiamo già qualche risultato lo dobbiamo avere altrimenti chi è che investe i soldi avrebbe già chiuso i rubinetti dei fondi. Qundi ci sono già adesso delle capacità pratiche che possono essere sfruttate io dubito molto a livello di riflessione che ci sia qualcuno che intenzionalmente stia dirigendo queste armi contro un altro obiettivo. Dubito molto non perchè credo che gli uomini siano buoni, dubito molto che ne abbiano acquisito la capacità, però ho messo anche in evidenza nell’articolo la teoria, ma anche le supposte prove, che uno scienziato tecnico militare americano dà di queste cose e lui, secondo lui, i russi… lui attribuisce ai russi…

Intervistatrice: …Bearden mi pare…

Gen. Mini: …esatto sì, ma quello che si può attribuire ai russi si può attribuire agli Stati Uniti in maniera maggiore oggi, perchè gli hanno superati in molti campi, ma si può attribuire anche ai cinesi i quali intanto si stanno organizzando e attrezzando per questo; percui se lui pensa che ci siano stati già negli anni ’70 degli episodi di utilizzazione di queste onde elettromagnetiche per produrre puntuali fenomeni atmosferici sul territorio degli Stati Uniti, io penso che se lui, e lui è uno scienziato… tra l’altro scrive dappertutto è accreditato dalla organizzazione degli scienziati americani insomma, non dovrebbe essere un millantatore o un fesso. Percui prendendo anche… facendo la tara a quello che lui dice, dal punto di vista tecnico-scientifico già esiste questa capacità e questa possibilità; speriamo soltanto che non abbiano ancora raggiunto un livello tale, soprattutto di determinazione e dico da un certo punto di vista, di stupidità e cattiveria, da impiegarlo realmente pensando di far fuori un obiettivo o un nemico circoscritto senza allargare i danni ad altri che possono anche non essere nemici e possono anche…

Intervistatrice: …quindi diciamo, per concludere, noi possiamo concludere con quest’immagine su cui io voglio proprio la sua chiusura: io posso provocare, dal punto di vista climatico, una siccità in un paese quando ho l’intenzione di far, come si può dire, andare via una popolazione che in qualche modo mi possa essere di peso la faccio, non so, diventano dei profughi da un’altra parte perchè in quel Paese ci sono materie prime che m’interessano.

Gen. Mini: Questo è un fatto che non si può…

Intervistatrice: …questa è una guerra…

Gen. Mini: Questo è un fatto che non si può assolutamente escludere ed è una guerra.

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CORRELATO:

ARMA SISMICA

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